Le donne in Afghanistan
un’escalation di repressione e le azioni della comunità internazionale
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🖊️Gabriella Pinto
Apr 2025
Dopo il mio precedente articolo sui diritti delle donne e il ruolo della comunità internazionale in Afghanistan, qui in YAS abbiamo continuato a monitorare da vicino l’evolversi della situazione nel Paese e le risposte della comunità internazionale, che finalmente sembra muoversi con maggiore determinazione per contrastare le gravi violazioni dei diritti umani imposte dal regime talebano.
Gli sviluppi in Afghanistan
Nell’ultimo approfondimento, avevo già evidenziato come il regime talebano stesse progressivamente cancellando l’identità di milioni di donne, privandole di ogni diritto fondamentale. La situazione nel paese è purtroppo ulteriormente peggiorata.
Il gruppo islamista estremista ha infatti adottato misure ancora più drastiche, vietando l’accesso all’università per le donne, chiudendo le scuole secondarie, impedendo alle donne di lavorare nelle ONG, inclusa l’ONU. Ma non è tutto: uno degli ultimi decreti imposti dal governo talebano stabilisce che i nuovi edifici non debbano avere finestre attraverso cui le donne possano essere viste. Inoltre, le strutture esistenti con finestre esposte devono essere murate o coperte. Il portavoce del governo, Zabihullah Mujahid, ha giustificato questa decisione con l’assurda affermazione secondo cui “vedere le donne lavorare in cucina, nei cortili o mentre raccolgono acqua dai pozzi può portare a comportamenti osceni”.
La risposta della Corte Penale Internazionale
Di fronte a queste gravi violazioni dei diritti umani, la Corte Penale Internazionale (ICC) ha deciso di intervenire. Il procuratore capo ha annunciato la richiesta di mandati di arresto per i leader talebani, accusandoli di crimini contro l’umanità per persecuzione di genere. In particolare, il Supremo Leader dei Talebani, Haibatullah Akhundzada, e il Capo della Giustizia del cosiddetto “Emirato Islamico dell’Afghanistan”, Abdul Hakim Haqqani, sono stati identificati come i principali responsabili di queste atrocità.
Questa iniziativa è stata accolta con favore sia dalle donne afghane che dalle organizzazioni internazionali per i diritti umani. Human Rights Watch (HRW) ha definito questa azione “un promemoria del fatto che la giustizia può ancora prevalere”, sottolineando l’importanza di perseguire i crimini di genere come parte integrante della lotta per i diritti umani.
Tuttavia, il percorso per ottenere giustizia rimane complesso. I mandati di arresto dovranno essere approvati da un giudice e, anche in caso di autorizzazione, l’ICC non dispone di un proprio meccanismo di esecuzione. L’arresto dei responsabili dipenderà quindi dalla collaborazione dei Paesi firmatari dello Statuto di Roma, rendendo incerta l’effettiva applicazione delle misure.
Di fronte alle pressioni internazionali, i Talebani hanno respinto le accuse, definendole infondate e accusando la Corte Penale Internazionale di ignorare i crimini commessi dalle forze straniere durante il conflitto in Afghanistan.
L’intervento delle Nazioni Unite
Anche le Nazioni Unite hanno intensificato le pressioni sul regime talebano. Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha dichiarato che pace e prosperità in Afghanistan resteranno irraggiungibili fino a quando non verranno revocate le restrizioni imposte alle donne e alle ragazze, che attualmente impediscono loro di ricevere un’istruzione, lavorare ed esprimersi in pubblico.
Inoltre, il Consiglio ha condannato con fermezza l’attività terroristica in Afghanistan e ha richiesto sforzi concreti per affrontare la drammatica situazione economica e umanitaria del Paese. A dimostrazione dell’impegno della comunità internazionale, il Consiglio ha adottato all’unanimità una risoluzione che proroga la missione politica delle Nazioni Unite in Afghanistan (UNAMA) fino al 17 marzo 2026.
Questi interventi segnano un passo importante nella lotta per i diritti delle donne afghane, ma resta da vedere se la comunità internazionale riuscirà a far rispettare le proprie decisioni e ad arginare la repressione del regime talebano.
Conclusione
Nonostante nessun paese riconosca ufficialmente i talebani come il governo legittimo dell’Afghanistan, alcune nazioni, tra cui Russia, Cina e Pakistan, hanno stabilito relazioni diplomatiche con il regime. Questo complica ulteriormente gli sforzi della comunità internazionale nel far rispettare i diritti umani nel paese.
La lotta per i diritti delle donne in Afghanistan è ancora lontana dall’essere vinta, ma le recenti azioni legali della Corte Penale Internazionale rappresentano un primo segnale che la comunità globale non resterà a guardare. Il futuro delle donne afghane dipenderà anche dalla capacità e dalla volontà della comunità internazionale di esercitare pressioni sul regime talebano affinché le loro libertà fondamentali vengano ripristinate.